UNA Cremona - I NAS sequestrano il canile di Cremona - marzo 2009

Cronaca del sequestro del canile di Cremona operato dai NAS
Fonte: stampa cremonese


9 marzo 2009





La Provincia
lunedì 9 marzo 2009

Il rifugio sequestrato
I carabinieri del Nas proseguono le loro indagini su più fronti
Sotto la lente il legame con le imprese di smaltimento carne
Tanti difendono i volontari: 'Nessun orrore oltre quel cancello'

LA VICENDA
IL SEQUESTRO
Martedì 3 marzo i carabinieri del Nas sequestrano il canile di via Casello.
GLI INDAGATI
Maurizio Guerrini e Ketty Nin, presidente e vicepresidente dell'associazione Zoofili Cremonesi che gestisce il rifugio sono indagati per 'esercizio abusivo della professione sanitaria' Al vaglio la posizione della veterinaria dell’Asl referente del canile
L'INCHIESTA
I carabinieri, coordinati dalla procura, stanno indagando sia sul filone relativo alle presunte soppressioni di animali sia sui conti del canile: è sotto sequestro un deposito bancario di oltre 500mila euro

Bloccato il conto del canile
Anche il deposito bancario di 500mila euro è sotto sequestro

di Mauro Cabrini
Diventato oggetto di accurate verifiche a fronte di un saldo ritenuto dagli investigatori «sorprendentemente alto per un'associazione che essendo senza fini di lucro non dovrebbe avere utili», ora anche il conto corrente di riferimento del canile, intestato all’Associazione Zoofili Cremonesi e aperto in una banca della città, è sotto sequestro. Sono bloccati, di conseguenza, «gli oltre 500mila euro che vi sarebbero depositati e che, secondo indiscrezioni, avrebbero dovuto rappresentare la base di partenza per dare corpo al ‘sogno' di un avveniristico rinnovamento del Rifugio.
Al vaglio, come è facilmente intuibile, ci sono la provenienza e gli spostamenti di denaro: entrate, uscite, spese e donazioni dovranno essere incrociate con la documentazione recuperata dai carabinieri per appurare se tutto quel denaro a disposizione del presidio è semplicemente frutto di un accumulo dovuto alle varie convenzioni – quelle con l’amministrazione comunale di Cremona, con gli altri quaranta Comuni convenzionati e col ministero competente garantiscono in effetti almeno duecento mila euro l’anno – oppure di altro. Di sicuro, in attesa di certezze, il provvedimento disposto dalla procura e confermato dall'apparato inquirente in una domenica per il resto segnata dalla tregua anche sul fronte delle indagini, rappresenta Io sviluppo principale di un lavoro investigativo che si annuncia complesso e ancora decisamente lungo. “Non posso ovviamente entrare nei particolari perchè siamo nel pieno degli accertamenti – si è limitato a riferire ieri il comandante dei Nas Raffaele Marongiu – ma non escludo che i riscontri raccolti sino ad ora possano rivelarsi, andando avanti, solo la punta dell'iceberg”. Intanto, i punti fermi dell'inchiesta, innescata dall'esposto presentato dalla ‘Lega Nazionale per la Difesa del Cane' oltre che da una decina di segnalazioni privale, e poi corroborala dalla raccolta di testimonianze fra i volontari, restano il sequestro della struttura di via Casello, operato dal nucleo anti sofisticazione dell'Arma lo scorso martedì, il ritrovamento di una quarantina di carcasse di cani (in settimana le autopsie) chiuse in una cella frigorifera e l'iscrizione nel registro degli indagati, per 'uccisione e maltrattamenti di animali’ e per ‘esercizio abusivo della professione sanitaria’, di Maurizio Guerrini e Ketty Nin, rispettivamente presidente e vicepresidente del gruppo che gestisce il centro a ridosso della tangenziale. Resta al vaglio, invece, la posizione della veterinaria cremonese dell’Asl incaricata di occuparsi, e di vigilare, sugli aspetti sanitari del Rifugio.

Oggi o domani 'vertice' in procura
Inquirenti e magistrato a confronto

Quella entrante, promette di essere una settimana decisiva sul fronte dell'indagine e dei suoi possibili sviluppi. E per concordare i passi da compiere, i carabinieri del Nas di Cremona dovrebbero incontrare questa mattina, al più tardi domani, il magistrato titolare dell'inchiesta, il sostituto procuratore Cinzia Piccioni. Il confronto, che si terrà in via dei Tribunali, sarà l’occasione per fare il punto della situazione su quel che è stato fatto sino ad ora e per individuare quel che resta da fare. L’impressione è che il raggio degli accertamenti, cosi come numero degli indagati, sia destinato ad allargarsi a stretto giro di posta. Si sa che sono oggetto di attenzione almeno cinque, sei canili situati fra nord e contro Italia, da cui sarebbero arrivati in via Casello centinata di cani; e si sa anche come i militari stiano spulciando la documentazione relativa ai rapporti, e alla movimentazione di carne animale, fra il Rifugio e le aziende di smaltimento cui ha fatto riferimento dal 2006 in avanti. L'associazione cremonese aveva una convenzione con un'impresa di Castelverde. Ma le carcasse, stando all’ipotesi investigativa, sarebbero finito in almeno altri due centri.

'Soppressioni sistematiche per incassare soldi'
'Uccisione e maltrattamenti di animali’ ed ‘esercizio abusivo della professione sanitaria’: dietro quelle pesanti supposizioni di reato, ipotizzate dagli inquirenti a carico dei vertici dell’Associazione Zoofili Cremonesi, secondo l’impianto allestito dall'accusa ci sarebbe la “sistematica soppressione di cani” all’interno del Rifugio. La ricostruzione di quanto sarebbe accaduto è ormai piuttosto precisa, se non nei numeri, almeno nelle sue linee guida. In sostanza, stando ai riscontri raccolti dai carabinieri in circa sei mesi di accertamenti, e stando anche alle "testimonianze univoche” di almeno sette, otto tra volontari ed ex volontari, nel canile di Cremona si sarebbero verificati, tramite iniezioni di farmaci (sequestrati in abbondanza), abbattimenti in numero eccessivo, non strettamente necessari o, comunque, al di fuori delle prescrizioni di legge. Motivo presunto: in quel modo, in una struttura gravata da un soprannumero di ospiti a quattro zampe — «in nome della semplice equazione 'più cani-più denaro’” come sostengono i militari -, si sarebbe liberato spazio per poter ricevere altri animali, incassando così la quota – fra i 200 e i 300 euro a capo a seconda delle convenzioni – che i comuni devono versare per ogni 'accoglimento'. Dall'altra parte, i responsabili del presidio respingono ogni addebito, attraverso i loro legali difensori, assicurando che “tutto verrà chiarito”. Al loro fianco, i tanti che da martedì, dall’esplosione del caso in avanti, hanno manifestato incredulità, forti della granitica certezza che ‘l’orrore’ non abbia mai trovato posto oltre l’alto portone in ferro di via del Casello. (mac)


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