Cronaca del sequestro del canile di Cremona operato dai NAS
Fonte: stampa cremonese
La Provincia
Venerdì 1 aprile 2011
Via del Caselli La situazione nella struttura
Erano stati mandati dal ministero. Ecco la loro relazione Il Comune risponde alle critiche sui conti e la gestione del canile Bordi: «C’è la massima trasparenza. I cittadini devono avere fiducia» Olzi: «Controlli rigidi»
Èstato costituito un gruppo che si incontra periodicamente per verificare come procedono le cose. Ne fanno parte anche veterinari dell’Asl
Rifugio del cane
senza più sigilli
di Gilberto Bazoli
Il canile è stato dissequestrato.
Anche se attesa, la decisione della
magistratura, conseguenza della
chiusura delle indagini, sancisce
la svolta che c’è stata nella vita
della struttura e segna il ritorno
alla normalità. Ma c’è bisogno
di un altro passo: il Rifugio dev’essere
adeguato alle norme della
Regione. Il Comune fa il punto
della situazione, chiarisce alcuni
aspetti della vicenda, risponde ai
dubbi.
In banca. Al momento del sequestro
del canile, nel febbraio
2009, e dei conti intestati all’Associazione
zoofili cremonesi, che gestiva
il rifugio, il saldo di quei conti
era di 393.576 euro.
Il cambiamento. Dal 3 marzo
2009, il Comune ha cominciato la
gestione giudiziale del conto che,
in seguito ad accordi con la Procura,
è stato man mano svincolato,
secondo le necessità legate alla
normale attività in via del Casello
(stipendi del personale, luce e
gas, acquisto di genere alimentari
e di medicinali, prestazioni veterinarie
e così via).
Lo sblocco. Da quel conto sono
stati svincolati 150mila euro (in
tre rate), regolarmente accreditati
su un apposito conto corrente,
aperto dal Comune presso il proprio
tesoriere. Su questo conto,
utilizzato per pagare quelle spese,
sono confluiti in questi mesi
donazioni e scadenze di titoli,
non gestiti dal Comune.
Il ministero. Nell’ottobre 2009
la banca dov’è aperto il conto sequestrato
ha informato il Comune
che il conto passava nel Fondo
unico di giustizia (su cui confluiscono
le somme sequestrate nell’ambito
di procedimenti penali e
amministrativi) e, pertanto, non
più direttamente utilizzabile. A
quel punto il Comune, sentita la
Procura, ha proceduto a sbloccare
i contributi (157mila euro all’anno)
dello stesso Comune ai gestori
del canile (come prevede la
convenzione) in 9 acconti da ottobre
2009 a dicembre 2011, sempre
accreditati sul conto in tesoreria.
Il sistema. I contributi vengono
spesi in questo modo: l’Associazione
zoofili cremonesi, nella persona
del presidente, presenta le
fatture o le busta paga i dirigenti
comunali delegati dal sindaco.
Delegati che, previo controllo,
provvedono alla liquidazione sul
conto corrente in tesoreria.
Le somme. Al 30 marzo, vale a
dire l’altro ieri, i soldi gestiti sono
questi: 150mila euro svincolati
dal conto corrente dell’Associazione
zoofili cremonesi; 361.250
euro contributiComune e Asl (saldo
2008-2009-2010); 125 donazione;
44,41 interessi attivo. Queste
invece le spese: anno 2009 (da
aprile), 189.781,30 euro; anno
2010: 257.352,02 euro. «Il dettaglio
di queste spese e tutta la documentazione
- dicono in Comune
- si trovano presso il settore
economato».
Il 2011. Le spese dell’anno in
corso, sempre al 30 marzo, sono
pari a 52.099,60 euro e il conto
presenta una disponibilità di
24.483,39 euro. L’ultima comunicazione
della banca sui conti dell’Associazione
Zoofili cremonesi
parla di un importo, sul Fondo
unico di giustizia, di 288.084,46
euro, più un libretto al portatore
di 13.447,86 euro, consegnato dai
Nas alla banca stessa.
La squadra. Un gruppo di lavoro
ad hoc si incontra sistematicamente
per verificare che tutto
proceda bene per quanto riguarda
le questioni sia sanitarie sia
economiche. Ne fanno parte il garante
dei rifugio, Emilio Olzi, presidente
dell’ordine dei veterinari;
le dirigente del Comune Tania
Secchi e Cinzia Vuoto; i funzionari
dell’Asl Alessandro Scolari e
Massimiliano Spotti.
I box. Si è passati dai 380 cani
degli scorsi anni ai 290 di oggi.
Un trend positivo. La diminuzione
degli animali accolti va di pari
passo con l’aumento delle adozioni.
Non si accettano più i cani dei
privati ma solo quelli in situazioni
di vera criticità. La priorità viene
data ai randagi.
Le garanzie. «C’è una gestione
trasparente, sin troppo burocratica,
sui cani che entrano ed escono
dal rifugio - assicura Olzi -. È impossibile
che capiti qualcosa di
strano. Sono stati messi a punto
protocolli sanitari molto rigidi,
gli animali sono sempre sotto controllo
e abbiamo cambiato l’alimentazione
(ora è secca), che ha
migliorato la qualità della vita degli
animali».
La convenzione.A chi si chiede
perché l’Associazione zoofili cremonesi
continui a gestire il canile,
in Comune rispondono in questo
modo: l’associazione ha firmato,
nel 2006, un contratto con l’amministrazione
municipale che è
valido sino al 2015. «L’associazione
ha cambiato completamente i
suoi responsabili. C’è un controllo
costante del Comune e dell’Asl
».
Qua la zampa. «Ci teniamo a
rassicurare tutti coloro che hanno
intenzione di contribuire alla
raccolta fondi per adeguare il canile
alle leggi della Regione, che
ha concesso in via eccezionale
(Cremona è l’unica provincia lombarda
ad averla ottenuta) una deroga
nell’applicazione - è l’appello
dell’assessore all’Ambiente
Francesco Bordi -. C’è la massima
trasparenza su conti. I nostri uffici
sono sempre disponibili per dare
tutte le informazioni, anche
quelle sul progetto, molto costoso,
di riqualificazione».
IL DOCUMENTO
Gli ispettori: le condizioni degli animali sono buone
17 aprile 2009, il caso del canile
lager è appena scoppiato:
il ministero della Salute manda
gli ispettori al Rifugio del
cane per capire sul campo come
stanno le cose. 29 ottobre
2010, due veterinari del ministero,
Donatella Leoni e Nicolò
Cinotti, accompagnati dai
Nas, compiono un altro sopralluogo,
a sorpresa, per verificare
se gli interventi strutturali
e gestionali indicati dopo
il primo blitz sono stati portati
a termine. «Le condizioni
generali dei cani ospitati sono
apparse buone», è la conclusione
a cui arrivano gli
ispettori.
Modalità e risultati di quella
‘missione’ sono contenuti
in una dettagliata relazione
di cinque pagine. Si comincia
dal controllo del canile. «Rispetto
alla precedente visita -
annotano gli ispettori ministeriali
- la parte sanitaria del
rifugio, composta da 8 box, è
stata separata dal resto della
struttura mediante una rete
metallica rimanendo, tuttavia,
compresa all’interno del
canile. Le condizioni generali
dei cani ospitati sono apparse
buone. A un esame clinico,
non riportavano ferite, dermatiti
o altri segni macroscopicamente
evidenti riconducibili
a cattiva gestione del canile
o errata composizione
dei gruppi».
Gli ispettori hanno poi passato
al setaccio la documentazione
all’interno della struttura.
Scrivono: «Per verificare
l’effettiva presenza del microchip
e la corretta registrazione
in anagrafe e sui registri,
sono stati selezionati a campione
e controllati 17 cani.
Tutti i cani selezionati erano
regolarmente dotati di microchip.
I controlli incrociati tra
il numero di chip letto, la banca
dati dell’anagrafe canina e
i registri presenti nel canile
non hanno evidenziato anomalie.
Sono state anche controllate
le corrispondenze tra
le cause di decesso riportate
sul registro delle eutanasie e
la cartella clinica dell’animale
». Poi un piccolo ma significativo
fuori programma.
«L’arrivo di un cane vagante
catturato ha permesso di visionare
e valutare l’efficacia
e l’organizzazione della procedura
di accettazione e registrazione
dei nuovi ingressi,
messa a punto dal dottor Spotti
(Massimiliano, dell’Asl,
ndr). Sono stati forniti anche
(a dimostrazione delle rigorose
procedure che vengono
messe in atto per garantire la
tracciabilità e la trasparenza
delle operazioni riguardanti i
cani) i moduli per la rinuncia
all’affido, la cessione di animale,
il questionario di
pre-affidamento che viene
sottoposto a chiunque volesse
adottare un cane».
IL GIUDIZIO
‘Hanno seguito
le indicazioni
date da noi’
Durante il sopralluogo
degli ispettori
ministeriali, «è stato
possibile constatate - si
legge ancora nella loro
relazione - che la maggior
parte delle
raccomandazioni date
dopo la visita precedente
sono state rispettate».
Queste: l’area sanitaria,
anche se ancora
compresa all’interno
della struttura, è stato
almeno separata dalla
zona rifugio; l’area di
sgambatura è stata
adeguata; il servizio
veterinario dell’Asl ha il
completo controllo del
canile sanitario e svolge
un’efficace vigilanza; la
gestione dell’anagrafe
canina e di tutta la
documentazione inerente
alla movimentazione
degli animali si è
dimostrata degna di lode;
gli orari di apertura al
pubblico sono stati resi
conformi e ampliati nel
rispetto della normativa
regionale». Non mancano
i dubbi: «Alcuni punti,
tuttavia, non sono stati
sviluppati al meglio,
come la formazione del
personale (sia
dipendente che
volontario), la presenza
regolare di un
veterinario
comportamentalista e
soprattutto il libero
accesso alla struttura».
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