Cronaca del sequestro del canile di Cremona operato dai NAS
Fonte: stampa cremonese
La Provincia
sabato 21 gennaio 2012
Svolta sul 'canile lager'
La procura chiede il processo per i 6 imputati
E riesplode la polemica tra animalisti e Comune sulla gestione del rifugio
CREMONA - L'inchiesta sul canile lager è chiusa: la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di Maurizio Guerrini e Cheti Nin, ex presidente e vice
dell'Associazione Zoofili Cremonesi, di due volontarie e due veterinari. Maltrattamento di animali,
esercizio abusivo della professione, abuso d'ufficio e malversazione le accuse.
Cani uccisi e crudeltà "Vadano a processo"
di Francesca Morandi
Nel canile comunale di via del Casello, dal 2005 al 2009 sarebbero stati uccisi "per crudeltà" e "senza necessità"
numerosi cani, addirittura intere cucciolate e gatti. Circa trecento animali all'anno è la stima in
difetto che fa la procura. Trecento morti "ingiustificati ed illegittimi" causati o con
il Tanax (farmaco eutanasico) o con il Pentothal Sodium. Per questo, la procura
ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Maurizio Guerrini e Cheti Nin,
ex presidente e vice dell'Associazione Zoofili Cremonesi, che con una convenzione siglata
con il Comune gestirono il Rifugio del cane fino al 3 marzo del 2009, quando al
canile si presentarono i carabinieri del Nas. Il rinvio a giudizio è stato chiesto
anche per le volontarie del canile, Laura Grazia Gaiardi ed Elena Caccialanza, e per
i veterinari Michela Butturini e Aldo Vezzoni. L'udienza preliminare davanti al gup
Guido Salvini si terrà il 22 marzo prossimo. Maltrattamento ed uccisione
di animali, esercizio abusivo della professione veterinaria e abuso d'ufficio sono
le accuse contestate a diverso titolo. Guerrini e Nin devono inoltre
rispondere di malversazione ai danni dello Stato e di appropriazione indebita
aggravata. Per l'accusa, non avrebbero destinato alla gestione del canile parte dei contributi
pubblici che ogni anno ricevevano dal Comune e si sarebbero appropriati delle offerte
dei privati e delle somme versate da terzi per le eutanasie degli animali.
In particolare, dall'analisi dell'"esigua" documentazione, nel 2006 non troverebbero
giustificazione "prelievi in contanti per 10.35,70 seuro e vi sarebbe una
differenza di 49.290,01 euro tra l'importo indicato nel consuntivo dell'associazione
per lavori di manutenzione e quanto effettivamente erogato per i lavori stessi".
Nel 2007 "non troverebbero giustificazione prelievi per 9.800 euro". C'è poi, il 2008,
anno "per il quale non è stato reperito neppure il consuntivo": non troverebbe
giustificazione il prelievo di 2.800 euro. Infine, il 2004, l'anno in cui
a favore di Guerrini risultano emessi "in assenza di qualsiasi giustificazione economica"
assegni per 28mila euro tratti sul conto corrente che l'associazione aveva
presso Intesa San Paolo.
Chiuso il capitolo del denaro, la procura affronta quello, drammatico,
dei maltrattamenti dei cani come il "sovraffollamento nei box che ha causato
frequenti sbranamenti" e delle uccisioni illegittime. A Guerrini si contesta
il maltrattamento, perché avrebbe omesso di esercitare i propri doveri di controllo
sul canile, la cui "piena gestione ed organizzazione", aveva lasciato
alla sua vice, consentendo che il Rifugio diventasse, per l'accusa, un lager.
Cheti Nin e le due volontarie devono rispondere di aver ucciso "per crudeltà e senza necessità"
gli animali, inoculando loro il Tanax o il Pentothal Sodium. E con il tiopentale
furono soppressi 12 cani e due gatti. Nel blitz del 3 marzo del 2009,
i carabinieri del Nas trovarono le 14 carcasse, insieme ad altre 19,
nella cella frigorifera del Rifugio. Le esaminò il veterinario Rosario
Fico, responsabile della sezione di Grosseto dell'Istituto sperimentale
delle Regioni Lazio e Toscana, una sorta di Ris degli animali. Fico è il perito
nominato, nel corso delle indagini, dal gip Clementina Forleo. Dopo aver
eseguito l'esame autoptico su quelle carcasse, due anni fa l'esperto
fece una relazione choc. Per l'accusa, Cheti Nin e le volontarie del canile
avrebbero esercitato abusivamente le funzioni tipiche del
veterinario, somministrando agli animali da affezione Tanax
e il Pentothal. Avrebbero anche fatto vaccinazioni
e rimosso punti di sutura.
Ancora Cheti Nin, ma stavolta in concorso con la veterinaria dell'Asl,
Michela Butturini, nella primavera del 2008 avrebbe ucciso
un pastore tedesco di proprietà di un privato e la veterinaria
non si sarebbe preventivamente accertata delle effettive
condizioni di salute del cane.
La posizione dei veterinari. La procura contesta a Michela Butturini,
veterinaria dell'Asl, l'abuso d'ufficio. Dal 2006 al
2009, avrebbe procurato a Cheti Nin l'ingiusto vantaggio
patrimoniale della gestione del canile, omettendo di
segnalare le gravi irregolarità riscontrate
come il sovraffollamento dei box, causa degli
sbranamenti tra gli animali, oppure l'identificazione dei
cani microchippati solo al momento degli affidi e ancora
l'indebito e illecito ricorso alle uccisioni di animali
al di fuori dei casi previsti dalla normativa.
Di abuso d'ufficio deve rispondere anche Aldo Vezzoni,
"quale veterinario responsabile del Rifugio del Cane
con lo specifico dovere di controllare le scorte di medicinali, come
da autorizzazione sanitaria del 27 giugno del 1992".
Vezzoni avrebbe procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale
nella gestione del canile, prescrivendo in quantità
rilevanti i farmaci eutanasici senza accertarne il legittimo utilizzo
e le modalità di custodia.
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