UNA Cremona - I NAS sequestrano il canile di Cremona - marzo 2009

Cronaca del sequestro del canile di Cremona operato dai NAS
Fonte: stampa cremonese


La Provincia
sabato 7 luglio 2012

Inchiesta sul canile
Il gup Platè manda a processo gli ex vertici dell'Associazione zoofili cremonesi due volontarie e la veterinaria dell'Asl responsabile del Rifugio del cane Toni duri del pm Saponara sulle soppressioni degli animali senza necessità Uccisi per crudeltà: a giudizio
"Campo di concentramento"


di Francesca Morandi
Per il pm Fabio Saponara, il Rifugio del cane era "un campo di concentramento". Qui, dal 2005 al 3 marzo del 2009, giorno del blitz dei carabinieri del Nas, sarebbero stati uccisi, per crudeltà e senza necessità, circa 300 animali all'anno - stima in difetto per la procura -, soppressi con il Tanax, farmaco eutanasico, e il Pentothal Sodium. Il fendente del pm è arrivato ieri, nel giorno in cui il gup Letizia Platè ha rinviato a giudizio gli ex vertici dell'Associazione zoofili cremonesi, il presidente Maurizio Guerrini e la sua vice Cheti Nin, che gestivano la struttura del Comune grazie ad una convenzione, le volontarie Laura Gaiardi ed Elena Caccialanza, e la veterinaria dell'Asl Michela Butturini. Dal procedimento esce il veterinario Aldo Vezzoni, per il quale il gup ha disposto il "non luogo a procedre". Il processo è fissato per il prossimo 18 dicembre. Otto associazioni animaliste (Enpa, Oipa, Anpana, Leal, Lav, Heart e Lega nazionale per la difesa del cane, sede di Milano e sezione di Cremona) e tre privati si sono costituiti parte civile. Maltrattamento di animali. Per l'accusa, Guerrini avrebbe omesso di esercitare i propri doveri di controllo sul canile, "di cui lasciava la piena gestione ed organizzazione a Cheti Nin", consentendo che avvenissero maltrattamenti (sovraffollamento nei box causa di frequenti sbranamenti) ed uccisioni illegittime degli animali da affezione ospitati. Uccisione di animali. Per l'accusa, l'ex vice presidente Cheti Nin e le due volontarie avrebbero ucciso "per crudeltà e senza necessità, un considerevole numero di cani, anche intere cucciolate, e di gatti", iniettando agli animali i due farmaci. Le imputate dovranno anche rispondere di abusivo esercizio della professione: avrebbero esercitato le funzioni tipiche del medico veterinario, uccidendo fli animali da affezione, avrebbero fatto agli ospiti del Rifugio vaccinazioni e avrebbero rimosso punti di sutura. Cheti Nin è inoltre accusata di aver soppresso, per crudeltà e senza necessità, un pastore tedesco che il padrone portò al Rifugio, e Matisse, un altro cane dato in affido. Malversazione a danno dello Stato e appropriazione indebita aggravata. A Maurizio Guerrini e a Cheti Nin la procura chiede conto dell'utilizzo dei contributi ricevuti ogni anno dal Comune e delle offerte dei privati. Perchè "dall'analisi della esigua documentazione contabile disponibile" dal conto dell'Associazione zoofili cremonesi, nel 2006 non trovano giustificazione prelievi in contanti per 10.035,70 quro e perchè "vi è una differenza di 49.290,01 euro tra l'importo indicato nel consuntivo dell'associazione per lavori di manutenzione e quanto effettivamente erogato per tali lavori". Nel 2007, per l'accusa non sono giustificati prelievi per 9.800 auro, nel 2008 per 2.800 auro. La procura contesta che nel 2004 risultano emessi a favore di Guerrini assegni per 18mila euro tratti sul contro dell'associazione senza giustificazione. Promettono battaglia le associazioni animaliste. Ma anche i titolari di un'impresa che in occasione delle festività natalizie, dal 2005 raccoglievano tra i 40 dipendenti denaro ppi girato all'Associazione Zoofili Cremonesi, perchè acquistasse cibo e beni di prima necessità per gli animali ed anche per le cure veterinarie. Gli imprenditori chiedono il risarcimento del danno a Guerrini e Cheti Nin. Mentre non è stata accolta la loro richiesta di costituirsi parte civile contro la veterinaria Butturini.

LA DIFESA
'La sua casa è l'Arca di Noè'

Il legale di Butturini: "Un paradosso, lei salva gli animali"
La sua residenza "ricorda l'arca di Noè: 36 cani, 40 gatti, due cavalli, un asino, una capretta tibetana e una pecora", ciascuno con una triste storia. "La pecora era stata trovata chiusa nel furgone di un marocchino. La dottoressa Butturini era stata nominata custode giudiziale e l'ha salvata da una sicura macellazione con rito islamico". Ancora, "dei 36 cani, 14 li aveva presi dal Rifugio, perchè avevano problemi caratteriali e rischiavano lo sbranamento. Perciò, la dottoressa Buttirini sta soffrendeo molto per questo processo. Lo reputa un paradosso della sua vita professionale, che dimostra esattamente il contrario. Dimostreremo la sua assoluta innocenza ed estraneità ai fatti". Così l'avvocato Alessandro Nolli, legale della veterinaria dell'Asl, Michela Butturini, a giudizio per abuso d'ufficio. Per procurare a Cheti Nin l'ingiusto vantaggio patrimoniale della gestione del canile, avrebbe omesso di segnalare varie irregolarità: dal sovraffollamento dei box, causa degli sbranamenti tra gli animali, all'indebito e illecito ricorso alle uccisioni degli animali. "Buttirini ha speso tutta la sua vita a salvare gli animali indistintamente: quelli recuperati nei fossi o nei bidoni della spazzatura. Basta vedere la sua abitazione per rendersi contro di come la sua vita sia totalmente dedicata all'assistenza degli animali", ha evidenziato il legale. "La dottoressa Butturini è una vera missionaria", ha aggiunto l'avvocato Cesare Gualazzini. "Dal 2006 - ha proseguito Nolli - ha sempre segnalato sia all'Asl che alle autorità comunali il sovraffollamento del canile ed essendo una esperta comportamentale, per scongiurare un pericolo di sbranamenti, si è portata a casa quei cani che non riuscivano ad accettare l'idea della segregazione nel canile".

"NESSUN RUOLO"
Prosciolto il veterinario Vezzoni

"Si è confermato che il dottor Vezzoni non ha mai avuto alcun ruolo nell'ambito del canile e non poteva rispondere di abuso di ufficio, reato che presuppone la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio". Lo ha detto l'avvocato Cesare Gualazzini, legale del veterinario Aldo Vezzoni (ieri impegnato in un convegno a Barcellona), al quale la procura aveva contestato, appunto, l'abuso d'ufficio perchè dal 2005 al 2008, "in qualità di veterinario responsabile sanitario della struttura 'Rifugio del cane', con lo specifico dovere di controllare le scorte dei medicinali, al fine di procurare a Cheti Nin l'ingiusto vantaggio patrimoniale della gestione del canile, prescriveva in qualità rilevanti farmaci eutanasici senza accertarne il legittimo utilizzo e le modalità di custodia". In particolare, nel 2005 furono prescritte 32 confezioni di Tanax e 400 di Pentothal Sodium, nel 2006, 45 di Tanax e 284 Pentothal Sodium, nel 2007 rispettivamente 30 e 192 confezioni e nel 2008 65 confezioni di Pentothal Sodium. "Nella maggior parte dei casi, le firme sulle ricette etano dei collaboratori del dottor Vezzoni", ha spiegato l'avvocato Gualazzini, che da quando è esploso il "caso canile", non ha mai smesso di ripetere: "Non c'è scritto da nessuna parte che il dottor Vezzoni fosse il referente del canile".

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